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La febbre del sabato sera
La febbre del sabato sera

La febbre del sabato sera

CAESAR PALACE

Anzi m’è venuto da pensare che le discoteche sono il luogo della più disperata solitudine. Non si può parlare per l’assordamento dei microfoni, non si può vedere bene perché le luci mutano continuamente, e le persone ballano, in fondo, da sole

GOFFREDO PARISE

Negli anni 90 sono state il rifugio delle nostre notti giovanili e delle domeniche pomeriggio, il luogo del primo drink e anche a volte del primo bacio nascosti su qualche divanetto. Luci stroboscopiche, pavimenti lucidi, immensi banconi dove nessuno guardava l’età che avevi prima di riempirti il bicchiere, gli amici, le minigonne messe di nascosto dalle madri, le corse in auto per arrivarci.

La musica era così forte che sembrava uscirti dai pori della pelle, si ballava ininterrottamente per ore, tutti ammassati al centro della pista o i più coraggiosi sui cubi vicino alle ballerine. Musica, alcool. musica e ancora musica fino a notte fonda, fino a stordirsi tanto da non sentire più il peso di dover crescere.

Mi ricordo bene di questa discoteca la domenica pomeriggio quando io ero ragazzina. E’ nata come sala da ballo dal nome Centro, poi Cinecittà, Hippodrome quando avevo 16 anni e infine è stata riempita di statue e trasformata nel Caesar Palace.

Ma la sua fortuna è finita nei primi anni 2000, ora rimangono cataste di divanetti e vetri rotti, tutto è stato conquistato dai piccioni e quel posto dove tanti giovani hanno ballato per tante notti spensierate è rimasto lì nell’oblio.

Un gigante ferito in centro ad un piazzale enorme che non vedrà più le migliaia di auto che lo riempivano ogni weekend.

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