L’inchiostro verde crea giardini, selve, prati,
fogliame dove cantano le lettere,
parole che son alberi,
frasi che sono costellazioni.
(Octavio Paz)

Quando siamo arrivati qui, ci siamo trovati davanti a una casa completamente avvolta dalla vegetazione, a stento si vedeva un pezzo di muro verso la stradina che saliva sulla collina. Pareva solo poco più che un fienile.
È stato difficile anche trovare la porta d’accesso, ma poi all’improvviso , tra i rovi, abbiamo visto quell’arco e la scala che saliva, e le porte completamente divelte, forse dai ladri.
Una volta dentro, tutto sembrava sotto un filtro di colore verde, come quando da piccola rubavo i vecchi occhiali Ray-Ban a goccia di mio padre, con cui tutto il mondo sembrava color verde. Era tutto così magico, era un verde speranza, quello della gioia di vivere dei bambini, ed è quella stessa speranza che sempre proviamo davanti a questi luoghi: quella che vengano finalmente recuperati.
Ah, dimenticavo di dire che questa casa è stata soprannominata “di Babbo Natale” perché sulla sedia d’ingresso qualcuno ha sistemato un pupazzo natalizio e dappertutto sono rimaste le decorazioni di Natale, ma forse a me è sembrata la cosa meno importante. Sono rimasta abbagliata dai dettagli, dai coperchi delle zuppiere attaccate in cucina, dai fiori ovunque, da quelli secchi nei vasi, ai quadri, alle tovaglie… sicuramente questo luogo era pieno di gioia quando era abitato.

Per il discorso della dominate leggetevi anche questo articolo: La casa abbandonata di Babbo Natale































