“Nel frattempo”, disse Abrenuncio “suonatele musica, riempite la casa di fiori, fate cantare gli uccelli, portatela a vedere i tramonti sul mare, datele tutto quanto può farla felice”. Si congedò con uno svolazzo del cappello per aria e la sentenza latina di rigore. Ma questa volta la tradusse in onore del marchese: “Non c’è medicina che guarisca quello che non guarisce la felicità”.
(Gabriel García Márquez)

Guarire non significa solo superare una malattia fisica. La guarigione può riguardare anche i momenti più oscuri della nostra vita, quei periodi di profonda infelicità e di difficoltà interiore che sembrano senza via d’uscita. E forse, proprio questa guarigione interiore è ancora più complessa, perché richiede un confronto con noi stessi che spesso è doloroso e impegnativo.
Guarire dentro significa abbandonare una visione oscura che ci ha accompagnato per lungo tempo, per fare spazio a una nuova forza trasformativa. Significa riconoscere e accettare emozioni, pensieri, desideri e necessità che abbiamo tenuto nascosti, a volte anche a noi stessi. Sono quei sentimenti ribollenti che chiedono di emergere, di essere visti e ascoltati, per poterci permettere di vivere la vita che desideriamo davvero.
Questo processo richiede coraggio: prendere decisioni difficili, fare passi indietro, allontanarsi da situazioni o persone, e a volte anche essere egoisti nel senso sano del termine, cioè mettere al primo posto il proprio benessere, anche se ciò significa non essere sempre compresi dagli altri. E’ un percorso che può richiedere giorni, mesi, anni…
La guarigione interiore è un viaggio, un percorso che, seppur impegnativo, vale sempre la pena intraprendere. Perché ciò che ci attende alla fine è una versione di noi stessi più integra, autentica, leggera e potente. Un noi che ha saputo trasformare il dolore in crescita, la difficoltà in forza, e che finalmente può vivere la vita in modo pieno e consapevole.
A volte queste esplorazioni sono veri viaggi interiori, momenti in cui ti fermi a riflettere su dove sei e cosa stai facendo. Le ore di viaggio in auto all’alba, gli ingressi silenziosi nelle vite di qualcun altro, il tempo di attesa tra un clic e la fotografia che appare sullo schermo… tutti attimi che ti conducono a guardare dentro di te. Ricordo di aver sobbalzato in questa casa, quando un gatto si è intrufolato velocemente spaventandomi mentre ero assorta a impostare un nuovo scatto. Ecco proprio questo serve ogni tanto, Sobbalzare: tutti dovremmo avere qualcuno o qualcosa che ci fa tremare il cuore e ci ricorda che siamo vivi, perché è proprio da lì che iniziano veri percorsi di guarigione e di trasformazione.

Questo luogo è un’icona nel mondo dell’urbex.
Per anni ho desiderato visitarlo e fotografarlo, ma a causa di vari contrattempi e sfortune, ci sono riuscita solo ora.
Ho atteso di vederlo per tanto tempo e ne è valsa davvero la pena
Non è più identico alla prima fotografia che ho visto, ma è stato comunque un meraviglioso viaggio nel passato.
















































