La casa di Orazio e Lucrezia
La casa di Orazio e Lucrezia

La casa di Orazio e Lucrezia

Finché vivremo, anche loro vivranno; 

perché ora fanno parte di noi; come li ricordiamo. 

(Preghiera ebraica )

Ad Orazio e Lucrezia e a tutte le famiglie che hanno conosciuto il dolore di perdere un figlio.

Il conto ufficiale delle perdite fatto dall’Istituto Centrale Statistica nel 1957 riferisce il numero esatto di morti della secondo guerra mondiale: I morti tra i militari sono stati 291 376, di cui 204 346 prima dell’armistizio (66 686 morti in battaglia o per ferite, 111 579 dispersi certificati morti e 26 081 morti per cause non belliche) e 87 030 dopo l’armistizio (42 916 morti in battaglia o per ferite, 19 840 dispersi certificati morti e 24 274 morti per cause non belliche).

Quando siamo entrati in questa casa non sapevamo cosa avremmo trovato, ma in un rapido giro tra le stanze c’è saltata subito agli occhi una lettera e dei bigliettini di condoglianze. Così abbiamo realizzato che questa famiglia era una delle tante colpite dalla morte di un giovane figlio, partito per la guerra troppo presto e mai rientrato tra quelle stanze.

Ci siamo commossi leggendo quelle parole, guardando il ritratto in ricordo del figlio in uniforme appeso nel salotto, realizzando il dramma di quella famiglia e abbiamo trascorso tutto il tempo dentro quella casa a scattare silenziosamente tra i ricordi di due genitori che hanno passato la vita a ricordare un pezzo del loro cuore.

Non esiste nessun sentimento al mondo in grado di descrivere cosa significhi perdere un figlio. La morte di tuo figlio è un dolore terrificante, deve essere come se qualcuno ti strappasse il cuore in piccoli pezzi e niente dopo sarà più come prima.

Perchè ogni genitore spera di vedere i tuoi figli crescere, sposarsi e avere figli propri, e invece a volte ti tocca piangere sulla sua tomba, come è successo ad Orazio e Lucrezia che sono rimasti ad invecchiare senza più una ragione di vita.

A volte è meglio non scoprire le storie che nascondono queste case abbandonate, è meglio non saperlo per non uscire fuori con gli occhi lucidi, è meglio non conoscerle perchè ti rimane addosso solo la voglia di tornare a casa veloce ad abbracciare i nostri figli che abbiamo lasciato a dormire tranquilli nel loro letto quando siamo fuggiti all’alba.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *