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Il Palazzo dei Fantasmi di Vetro
Il Palazzo dei Fantasmi di Vetro

Il Palazzo dei Fantasmi di Vetro

PALAZZO BORDONE

Chi ha la casa fatta di vetro,

non dovrebbe gettare pietre contro quella degli altri.

(George Herbert)

Non so se era un gioco che facevate anche voi da piccoli al mare, a me piaceva cercare oltre le conchiglie tra la sabbia le pietroline colorate.. mi parevano pietre preziose invece erano solo pezzi di vetro che erano stati levigati lentamente dalle onde del mare. Brillavano come piccoli tesori nella sabbia, ma in tanti luoghi che visito tra le macerie e i calcinacci ci sono piccoli pezzi di vetro che continuano a brillare e a ricordare la bellezza che doveva esserci in questo luogo.

Specialmente in questo luogo che ora pare più un cumulo di macerie che sta in piedi per miracolo ci sono sicuramente tanti pezzi di vetro colorato anche per il paese dove si trova…

Siamo nell’entroterra ligure, ad una ventina di km dal mare, il paese è famoso per l’arte vetraria, oltre alle vetrerie industriali ci sono anche diversi laboratori aritistici.

Siamo venuti qui in un caldo pomeriggio estivo, dico siamo perchè difficilmente esploro da sola questi luoghi, i cartelli in paese di hanno segnalato questo palazzo come parte di un percorso alle scoperte del luogo.

In paese nel giro di poche centinaia di metri ci sono due ville Liberty, villa Rosa e Villa Agar, una è la sede della biblioteca, l’altra di una casa di riposo. La terza poco distante è proprio la nostra meta a cui è toccato un triste destino: si trova infatti completamente in rovina. Palazzo Bordoni, il nome deriva dal suo proprietario, lo vedi apparire da lontano in alto sulla strada e ha più nulla del suntuoso Palazzo Liberty che doveva essere.

Le porte del palazzo che spuntano tra le erbacce sono spalancate come un vero invito ad entrare a scoprire questa antica dimora. Ci accoglie una scritta: SALVE, una decorazione nel pavimento d’ingresso che sembra proprio un benvenuto.

In realtà qui dentro bisognerebbe fare molta attenzione ad entrare e sarebbe davvero meglio mettere dei cartelli e delle transenne che impediscano a chiunque di varcare questa soglia perchè magari senza pensarci qualcuno potrebbe avventurarsi su quella meravigliosa e altrettanto pericolante scala che sale al primo piano e rischiare davvero la vita.

Fu edificato nel 1904 per volere dell’omonimo avvocato che la commissionò all’ ingegnere savonese Martinengo e si presenta con un’altalena di stile che un po’ ricorda il liberty, un po’ il barocco.

La scala, di cui vi parlavo prima, è davvero maestosa. È l’anima del palazzo. La sua ringhiera, decorata con un motivo floreale in ferro battuto, accompagnava gradini di marmo verde che ora non ci sono più e si snoda sinuosa come si conviene a una signora di classe. Ti porta fino alla sua sommità, fino al ballatoio, davanti a quello che rimane di una bella vetrata colorata, ma direi che attualmente è meglio usare la scala piccola e ripida di servizio che questa principale se si vuole salire sani e salvi a vedere i saloni del piano superiore.

Qui è passata anche la guerra. Villa Bordoni, durante il secondo conflitto mondiale fu scelta dalla divisione San Marco come comando militare perché situata su un valico di importanza strategica per l’accesso dalla Liguria verso il Piemonte.

Due stranezze hanno accompagnato questa visita un numero esagerato di cucine nella villa, ho poi scoperto successivamente che ad un certo punto la struttura era stata divisa in tanti piccoli alloggi e delle scritte sulle scale, ho letto che c’erano anche dei numeri sulle stanze dei sotterranei, un po’ inquietanti, ma per fortuna non li ho visti perchè evito le cantine e tutto quello che sta sotto terra per due motivi: i ragni e soprattutto per la mia folle claustrofobia che tante volte un po’ mi blocca in questi luoghi.

Ma ritorniamo alla scala di cui parlavamo all’inizio, proprio questa struttura nel 1991, fu vincolata dalla Soprintendenza come bene di importanza storica, uno dei tanti motivi che il restauro sarebbe davvero troppo oneroso ed ha scoraggiato qualsiasi privato. Il comune dal canto suo non può prendersi carico di un simile intervento e in tanti hanno paura che anche questo pezzo di storia crolli come è successo ad un un teatro, realizzato sempre nel paese e attribuito al rinomato architetto di scuola torinese Gottardo Gussoni (l’autore di Villa Zanelli a Zinola).

Certi recuperi sono praticamente impossibili, si aspetta troppo e le strutture degli edifici diventano davvero difficile da restaurare, è una lunga agonia quella a cui sono costretti. Nessuno li salverà e farà qualcosa per tenerli in piedi e loro rimarranno in balia del tempo, fantasmi …

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